Giancarlo
Dori, consigliere comunale di Vicenza, sul nuovo Teatro Comunale e la
serata di inaugurazione e cita il consigliere Vincenzo Riboni…
Pagliuzze sulla serata inaugurale del nuovo Teatro Civico di Vicenza
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I verniciatori
Le manifestazioni dei “NO Dal Molin” all’inaugurazione del Nuovo
Teatro di Vicenza hanno avuto il preannunciato momento di
“contestazione creativa” quando sette maschi e una femmina si sono
simultaneamente calati pantaloni e mutande per mostrare i deretani sui
quali erano state verniciate delle lettere che, a natiche ben allineate
e strette tra loro, andavano a formare una polemica goliardica scritta
contro Vicenza e il suo teatro.
Nell’occasione è stato offerto un motivo in più agli spettatori
presenti di poter dire “c’ero anch’io” a chi, un giorno, ricorderà il
fatto; chi si scandalizza più ormai per dei bianchi sederi, tra
l’altro mostrati in lontananza? Vivi complimenti vanno, invece, alle
Forze dell’Ordine che non hanno faticato molto ad individuare le facce
degli autori del fuori programma: evidentemente il RIS ha ormai
raggiunto livelli così alti di professionalità investigative da
riuscire a ricavare le identità analizzando anche un sol pelo.
Quello che invece rimane a tutt’oggi un mistero, che appassiona non
pochi, è l’identità dei verniciatori e successivamente, finita
l’esibizione, degli sverniciatori. Tutti, infatti, ritengono
impossibile che gli sbandieratori di natiche siano riusciti a
verniciarsi da soli, ad agire in solitario. Per cui la curiosità
rimane. Qualcuno azzarda l’ipotesi che siano stati quel paio di
consiglieri comunali che sono stati visti aggirarsi in mezzo ai
guastatori con atteggiamenti da capimanipolo. Per quel poco che si è
visto, i presenti sono stati ammirati dalla bellezza del segno grafico
e dalla maestri evidenziata nel maneggiare i pennelli su quelle
superfici molli e da posizioni non proprio comode. Il dubbio potrebbe
venire sciolto solo con la rivendicazione orgogliosa da parte degli
amanuensi, oppure dalla perizia di un esperto grafologo. Ma forse è
meglio non accanirsi e stendere un velo pietoso, pieno di carità
cristiana, su tutta la vicenda.
L’ovazione
Alla serata inaugurale del nuovo Teatro di Vicenza, i consiglieri
comunali hanno ricevuto inviti singoli non cedibili: una cosa inusuale
e non proprio simpatica. Nel settore a loro assegnato non poche erano
le poltroncine vuote. Assenti molti rappresentanti dell’opposizione
generalmente sempre attenti a contare il numero legale in consiglio.
Solo che quella sera non avrebbero potuto far scattare il rinvio
dell’inaugurazione del Teatro, per cui i motivi erano altri. Spiccava,
per schiettezza, quello anticipato qualche giorno prima da un
autorevole portavoce degli assenti: non ce la sentiamo proprio di
partecipare alla “standing ovation” che verrà rivolta ad Hullweck e che
non vogliamo condividere.
In effetti, alla fine del teatrale duetto eseguito sul palco con la
Carlucci, è partita dalla platea un’ovazione verso il Sindaco ancor più
intensa e convinta di quello che ci si poteva aspettare. E’ stato
certamente un riconoscimento alla cocciutaggine del Primo Cittadino di
Vicenza, ma anche un grazie alla città e a tutti i suoi rappresentanti
pubblici e privati: a quelli di oggi che avevano compiuto un quasi
miracolo, a quelli di ieri che con il loro impegno avevano spianato la
strada alla sua realizzazione.
Le polemiche assenze mi hanno fatto ricordare un evento lontano.
Correva l’anno 1992 e l’Assessore ai Lavori Pubblici – l’alpino Bruno
Zamberlan – aveva invitato consiglieri e cittadini ad inaugurare la
pista ciclabile della Riviera Berica: otto chilometri, dalla Rotonda al
ponte di Debba, che si snodavano in gran parte fuori della sede
stradale; ancor oggi una delle più piacevoli da percorrere, certamente
la più frequentata.
Un’opera pubblica che poteva essere accreditata anche al pungolo
dell’opposizione, in particolare ai “verdi”. Beh nessuno di loro si
presentò all’inaugurazione, tra l’altro divertente perché la si
percorse in bici, andata e ritorno, assieme ad un codazzo di cittadini
in una splendida mattinata di sole. E sì che era un’opera verde. Anche
allora evidentemente ebbe il sopravvento il fastidio di dover
riconoscere all’avversario, o al nemico, una cosa buona.
Per cui, tornando ad oggi, mi vien facile apprezzare chi, invece, a
teatro c’era. E citare il consigliere Vincenzo Riboni che
nell’occasione ha detto: “ Certo, ci sarebbe piaciuto costruirlo noi,
ma non ci siamo riusciti. Pazienza! L’importante è essere qui stasera a
festeggiarlo. La vita è anche cultura e poi la città salda un debito
con i suoi cittadini.”
Nessuna rabbia, nessun rimpianto; ma solo serenità e onestà, come chi possiede una buona gestione di se stesso.
G. Dori – consigliere comunale di Forza Italia
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